Diario di Abu Dhabi
Scopri la magia di Abu Dhabi in un diario di sei giorni indimenticabili e ricchi di avventure.
Giorno 1: Il volo
Sto scrivendo questa nota un giorno dopo il rientro. Cercherò di essere il più concisa possibile. Il primo giorno è stato emozionante. La notte prima entrambi abbiamo dormito poco. Ho dormito per un’oretta e questo è stato uno sbaglio perché con il senno di poi la cosa più importante per un viaggio così importante è proprio il riposo. Si sa che con poco sonno e poca lucidità si potrebbero commettere errori ma fortunatamente non è stato questo il caso. Nonostante il poco riposo, mi sono svegliata in tempo per prepararmi alla grande avventura. Avevo ultimato già i preparativi la notte prima quindi ero abbastanza tranquilla. Arrivati alla stazione, il treno era in orario. Sento ancora la sensazione di un accenno di ansia e felicità per la bellissima esperienza che ci aspettava. Nonostante la stanchezza, eravamo entrambi emozionati. Era dopotutto la nostra prima vacanza insieme. Avevamo riposto davvero tante speranze in questa vacanza. Poi il giorno prima avevo appena terminato il lavoro di due settimane quindi ero strafelice all’idea che dopo due settimane di separazione, potevo stare con Riccardo tutto il tempo. Arrivati a Colleferro siamo corsi fuori verso il pullman che ci avrebbe portati alla stazione di Ciampino da dove avremmo poi dovuto prendere un altro treno per arrivare a Roma Termini. Il tragitto è stato liscio come l’olio. Siamo arrivati all’orario previsto. Prima di prendere l’ultimo treno che ci avrebbe portati direttamente all’aeroporto di Fiumicino abbiamo girovagato per negozi senza comprare nulla. Ci siamo un po’ trattenuti diciamo. Una volta arrivati all’aeroporto senza tanti grandi difficoltà, ci siamo subito diretti dentro e nell’attesa che uscisse il nostro gate, abbiamo deciso di pranzare prima di affrontare il lungo viaggio in aereo. Il volo era in ritardo, la fila era davvero tanta. Una volta dentro, ci siamo completamente rilassati all’idea che ci aspettavano sette ore di volo. I pensieri di qualunque tipo ci abbandonavano lentamente. è stato emozionante prendere l’aereo dopo tanto tempo e l’idea di essere con Riccardo l’ha reso ancora più bello. Non avevamo pensato di scaricare film da vedere quindi ci siamo goduti il paesaggio, la nostra compagnia e abbiamo approfittato per dormicchiare un po’ e giocare. Che dire, i paesaggi dal finestrino erano mozzafiato. L’aereo è arrivato a destinazione con un’ora di ritardo. Se non sbaglio erano le nove passate. Superati i controlli, eravamo finalmente fuori. La prima sensazione è stata quella di soffocare: fuori infatti faceva davvero caldo, un caldo travolgente e che penetra i polmoni. Dentro l’aeroporto c’era l’aria condizionata quindi uscendo abbiamo percepito fin da subito lo sbalzo termico. Il tentativo di prendere i mezzi per arrivare all’hotel ormai era svanita per via dell’orario quindi decidiamo anche se titubanti di prendere il taxi poiché il tentativo di prendere l’uber non è andata a buon fine. Il tassista non si faceva capire molto bene ma nonostante questo siamo riusciti a raggiungere il Southern Sun Hotel e pagando una modica cifra di ventuno euro. Quindi fin lì tutto okay. Arrivati in hotel, si gelava di freddo per via dell’aria condizionata che probabilmente era ad una temperatura buona ma venendo da fuori abbiamo percepito nuovamente lo sbalzo termico. La nostra stanza era il 1825, quindi al diciottesimo piano. Appena entrati sono stata davvero emozionata e sorpresa nello scoprire che Riccardo aveva organizzato per me una cosa talmente dolce che nessuno aveva fatto per me prima d’ora: per tutta la stanza erano cosparse petali di rosa, sul letto gli asciugamani erano disposti a forma di cuore, cigni, orsetto e c’erano dei fogliettini con scritte romantiche. Era davvero romantico. Sul tavolo anche c’erano petali di rose. Si è davvero superato su questo. Non me lo aspettavo davvero. E il bello è che le sorprese non erano finite. Non molto dopo suonano alla nostra porta, era un giovin signore con in mano una torta per me. Lì per lì non sapevo cosa fare, ho preso la torta, ringraziato il signore e chiuso la porta. Mi sembrava di vivere un film d’amore. Sembrava davvero troppo surreale. Dopotutto non avevo avuto la mia torta di compleanno. Riccardo sa sempre come sorprendermi. Penso di sapere ogni sua mossa, ogni suo pensiero poi fa cose come queste che mi destabilizzano anche se non lo davo molto a vedere. Non avevamo ancora cenato ma ho ugualmente cominciato a mangiucchiare la torta ed era davvero squisita, anche Riccardo ne ha assaggiato un boccone. Poi abbiamo deciso di ordinare ad asporto. Non ricordo cosa abbiamo ordinato esattamente la prima notte, so solo che è stata una bellissima notte. Abbiamo guardato un po’ di tv anche se in inglese. In quel momento i miei pensieri sono stati in pausa. Non volevo che godermi l’attimo, e proprio in quel momento ho sentito che eravamo solo io e lui, in quella città così vasta con il paesaggio alla finestra che si perdeva a vista d’occhio. Ci siamo addormentati tardi, stanchi ma estremamente felici e la cosa che rendeva quel momento davvero speciale è che sapevamo entrambi di esserlo.
Abbiamo avuto modo di intravedere la città dal tragitto aeroporto-hotel. E che dire nuovamente? è tappezzata da grattacieli che si confondono con le nuvole. Da ogni parte della città provenivano luci di ogni colore e dimensione. Come prima impressione mi sembrava di essere a New York anche se non ci sono mai stata ma era così che me lo immaginavo. Ogni tunnel o galleria aveva sulle pareti decorazioni di ogni motivo. Era davvero una vista meravigliosa nonostante il buio. Tra tutti quei grattacieli si ergeva il nostro: un possente grattacielo giallo, davvero maestoso. Le persone alla reception erano davvero molto disponibili e gentili. Eravamo talmente eccitati e felici che quasi non percepivamo il caldo che proveniva da quella calda e afosa notte, probabilmente perché dovunque entravamo l’aria era sempre accesa. Tornerei indietro a questa giornata per riprovare le stesse emozioni. è andato tutto bene, nonostante i ritardi e la disorganizzazione dei mezzi per arrivare in hotel.
In questo momento sto ascoltando Per dimenticare di Zero Assoluto, e La descrizione di un attimo di Tiromancino. Ascoltandoli mi viene un certo senso di nostalgia per il viaggio terminato. Ma diciamo che mi trasmette una sensazione di nostalgia positiva. Vorrei tornare lì...
Giorno 2: Louvre
Ci siamo svegliati con comodo. La prima cosa che abbiamo fatto era perlustrare la zona in cui si trovava il nostro hotel. Diciamo che quasi nessuno gironzolava per via del caldo. C’erano negozietti di ogni tipo e ogni tradizione, molti dei quali erano negozi filippini. Ben presto avrei scoperto che la maggior parte degli abitanti di Abu Dhabi, in realtà sono miei connazionali. L’obiettivo della giornata era trovare una biglietteria che vendesse biglietti per l’autobus oppure noleggiare una bici per girare la città, purtroppo il nostro intento è stato un po’ vano. Siamo entrati in un negozio orientale, West Zone, perché avevamo sete e volevamo prendere dell’acqua non sapendo se ci avrebbero fatto pagare l’acqua che era in hotel. Il negozio mi ha fatto sentire a casa perché ho visto tanti prodotti che in Italia non ci sono ma prodotti con cui sono cresciuta. Presa l’acqua, abbiamo deciso di tornare in stanza per prepararci ad andare al Louvre. Dopo pranzo siamo scesi giù in hotel dove ci aspettava il taxi. Era davvero bella la città vista dal finestrino della macchina. L’architettura era stravagante. Un po’ dava il senso di essere semplicemente degli esserini minuscoli. Mi ridimensionava. La vastità del paesaggio avrebbe meravigliato chiunque a mio avviso. I paesaggi si alternavano tra vie in cui i grattacieli non lasciavano neanche spazio per altro, città in costruzione, appezzamenti di deserto e mare senza orizzonte. Arrivati al Louvre abbiamo percorso un sentiero coperto da una struttura bianca attraverso la quale la luce entrava dai fori dando vita ad un gioco di ombre. Nel giardino gironzolavano dei gatti randagi colorati. Poi in fondo, una cupola che sembrava galleggiasse sull’acqua, in lontananza il paesaggio di Abu Dhabi un po’ sfocata forse dall’inquinamento forse dal calore che era letteralmente visibile agli occhi. Nella hall dopo la biglietteria c’era un negozio di souvenir, seppur con ancora nessuna intenzione di comprare, siamo entrati a dare un’occhiata. Avremmo voluto comprare di tutto. Ogni articolo gridava di essere comprato, ci siamo trattenuti, siamo entrati finalmente dentro. Nella prima stanza si respirava già aria di arte. Su alcune vetrate vi erano scritte diverse frasi in arabo, francese ed inglese. Avrei voluto immortalare ogni angolo, ogni opera esposta. Il tour è andato avanti commentando qua e là le varie opere... C’erano opere a dir poco stupende. Abbiamo avuto la fortuna di osservare opere di Monet, Chagall, Picasso e tanti altri. In modo particolare sono rimasta incantata dal maestoso ritratto di Maria Antonietta, aveva un aspetto rispettabile e regale. Un’altra opera che mi ha affascinato molto è stata la torre di Babele e la storia che c’era dietro. Altre opere minori erano sfingi e in alcune stanze buie e fredde erano conservate tappeti, monete antiche, sarcofagi, papiri, manoscritti in latino, francese, arabo, il corano, ecc… è stata un’esperienza davvero piacevole. Dopo aver osservato meticolosamente ogni stanza, ogni opera, siamo spuntati fuori dalla struttura dalla quale si potevano osservare delle tartarughe che erano state salvate, nuotare nell'acqua che circondava la struttura. Riccardo mi ha scattato un paio di foto e pensavamo fosse finita lì, invece c’erano altre stanze dedicate alle costellazioni, ai pianeti e alle stelle. Era tutto così ispirante. Abbiamo gironzolato in museo per letteralmente tutto il pomeriggio. Abbiamo dunque raggiunto il negozio di souvenir dato che la struttura stava per chiudere. Abbiamo acquistato un paio di cose e abbiamo continuato con il set fotografico fuori dalla struttura. Che dire, siamo riusciti a goderci il tour e siamo tornati in hotel un po’ più ricchi dentro e sono rimasta davvero contenta della visita, spero anche per Riccardo perché alla fine è la prima volta che abbiamo visitato un museo insieme. Alla fine non sapevo neanche dell’esistenza di una seconda struttura del Louvre quindi sono contenta di aver potuto finalmente avere l’opportunità di vedere dal vivo le opere studiate al liceo. Luoghi come questi mi rimangono nel cuore e fanno sempre piacere all’anima.
Giorno 3: Il deserto
Al mattino abbiamo deciso di andare al centro commerciale che era a dieci minuti di macchina dall’hotel. Abbiamo avuto la folle idea di andarci a piedi, con il sole che bruciava i nostri capi, fortunatamente ci siamo ricordati di mettere i cappelli. La passeggiata era anche piacevole se non fosse stato per il tremendo caldo che avrebbe fatto svenire chiunque. Seguendo google maps, abbiamo percorso le strade popolate da persone che erano vestiti pesantemente per non bruciarsi dal sole. Noi, da veri turisti eravamo vestiti leggeri. Un fatto molto curioso è che le macchine erano davvero molto più grandi dalle macchine che si vedono normalmente in città come Frosinone, o perlomeno in strade in cui eravamo stati abituati. Da ogni poro della città usciva il senso di grande ricchezza dato che quasi tutti portavano range rover o macchine di lusso quali Tesla, Porsche, ecc… Insomma si vedeva che comunque ci trovavamo in una grande e importante città e pensare che a Dubai sarebbe stato il doppio dello stupore (visto che Abu Dhabi non è poi così diverso da Dubai se non per il fatto che si sta più tranquilli), mi ridimensionava ancora di più. In quel momento aumentava sempre di più l’idea che in quella città, nonostante costasse tutto poco o comunque trovavamo cose ad un prezzo accessibile, non ci si può comunque discostare da un budget che avremmo dovuto impostare già in partenza perché in ogni luogo c’erano articoli mai visti e quindi con i nostri occhi da occidentali avremmo voluto comprare tutto, fuori dalla nostra portata. Ad ogni modo, proseguiamo con la camminata che ormai sembrava non finire più. Gli incroci erano la parte terribile in cui non c’era neanche un po’ d’ombra per ripararsi dal terribile caldo. All’ultima striscia pedonale, svoltiamo a destra e lì si ergeva il maestoso centro commerciale in bianco e celeste. Si vedeva che era enorme. Nei dintorni i lavori erano in corso. Siamo entrati dal lato pedonale e la prima cosa che ho notato è il fatto che dal suo interno uscivano manciate di taxi. Questo mi ha fatto pensare che chiunque si spostasse con il taxi per raggiungere mete di questo tipo. Entrati, siamo stati travolti dall’aria condizionata e così per i prossimi giorni in cui entreremo in qualsiasi struttura chiusa. Con nostra grande sorpresa il primo della serie di negozi che abbiamo visto è stata la Coop. L’unico vero motivo per cui volevamo entrare al supermercato era l’acqua dato che avevamo percorso lunghi chilometri al sole senza sosta. I prezzi, come già accennato, erano accessibili. Non ci sembrava neanche vero dato che ci era stato detto che la vita negli Emirati Arabi costasse di più rispetto all’Europa. Dopo una lunga serie di negozi in cui abbiamo curiosato, abbiamo comprato un paio di cose quali una valigia per il ritorno, un costume dato che non ce l’avevo, un vestito per il deserto e un paio di collane. Il tempo è volato in un baleno percorrendo quattro piani di negozi, molti dei quali erano nuovi. Quindi l’ora di pranzo era ormai giunta e in quel pomeriggio ci aspettava l’avventura, che secondo me definirei, culmine del nostro viaggio: il tanto atteso deserto. Abbiamo avuto l’audacia di ordinare un bucket colmo di pollo speziato. L’intento era quello di far assaggiare a Riccardo Jollibee ma è stato un po’ un fallimento dato che la ricetta varia da paese a paese e di sicuro quello che avevamo assaggiato non rispecchiava di certo il nostro palato tipico occidentale, almeno il suo. Come previsto ci è avanzato tanto pollo, però decidiamo di portarlo in hotel e mangiarlo in un secondo momento. La porzione era davvero esagerata per entrambi. Durante la nostra perlustrazione abbiamo visto il cinema Vox, all’interno della quale speravamo proiettassero in 4dx e invece in quella struttura questa opzione non era disponibile. C’erano negozi di ogni tipo e per ogni esigenza, esigenze che non pensavamo avessimo bisogno ad esempio, negozi di crocs, ecc… A quel punto decidiamo di tornare in hotel per prepararci alla grande avventura. Il van è passato a prenderci per le tre e mezzo. Sono stati abbastanza puntuali, dentro c’erano l’autista e altri due ragazzi che guarda caso erano anche loro italiani. Il tragitto in van è durato almeno una quarantina di minuti, durante il quale ci siamo fermati solo un paio di volte. La prima fermata era in un autogrill per il primo pit stop, non potevamo non notare che la benzina non costava quasi nulla. Le macchine di lusso non mancavano di certo. La seconda fermata era per vedere la fattoria dei cammelli dove l’autista ci ha scattato un paio di foto a dir poco carine. Poi ci siamo addentrati nel deserto vero e proprio dopo esser passati per un villaggio tipico del deserto, si respirava un’aria di una vita arretrata ma felice, molto grezza. Quello che ci riservava quell’esperienza era del tutto inaspettato. L’autista ha cominciato a guidare sulle dune come fossimo sulle montagne russe. Salivamo sulla sommità di una duna per poi scendere in picchiata come forsennati. La sabbia urtava tutte le finestre, sembrava quasi che fossimo entrati in una tempesta di sabbia. Era spettacolare. E tutto questo con altri van davanti e dietro di noi. Ad un certo punto un van è rimasto incastrato nella sabbia e subito tutti in soccorso. Anche il nostro autista è stato coinvolto nel tentativo di tirare fuori due van ormai rimasti incastrati. Alla fine quattro van sono rimasti fregati, ma niente paura. Ci siamo liberati dalla sabbia e il viaggio è ripartito con più determinazione. L’autista ci ha detto che faceva questi percorsi pazzi due volte al giorno. Sostiene che è una cosa divertente ma che ne vale la pena al cento per cento, pericolosa ma divertente. Su questo ero del tutto d’accordo. Specie durante le discese e salite improvvise, riuscivo a percepire lo sbalzo di pressione, un po’ come se mancasse l’aria per un secondo e quindi il corpo smette per un momento di pompare sangue per poi recuperare tutto in un colpo solo. Ci fermiamo nuovamente per fare un po’ di sandboard. Ci hanno fatto salire su per una collina. è stato davvero figo scendere giù con il board. La parte più faticosa è stata riportare la slitta su perché si sprofondava nella sabbia rovente, però ne è valsa la pena. Con grande sorpresa il caldo non era poi così terribile come pensavamo. Anzi, sia io che Riccardo pensavamo che in città facesse molto più caldo. Il deserto offriva un paesaggio davvero mozzafiato. Il sole stava tramontando, regalandoci uno dei paesaggi più caratteristici del deserto che fino a quel momento avevamo visto solo nei reportages. Il colore del sole era di un rosso fuoco davvero magnifico, di un rosso che si sposava davvero bene con il deserto. In tutto ciò mentre alcuni aspettavano il loro turno per scendere giù in slitta, il nostro autista ci ha regalato un set fotografico insieme. Le foto erano davvero stupende, su questo non avevo nessun dubbio. Rientrati dentro i nostri van, il nostro autista ci ha portati in un’oasi sperduta, letteralmente. L’entrata sembrava quella di un castello. Abbiamo aspettato il nostro turno per salire sui cammelli. Una volta in groppa non potevo che constatare che i cammelli erano molto più alti di quello che pensavo. Un fotografo ha immortalato un momento in cui eravamo solo io, Riccardo, il cammello e la nostra più sincera spensieratezza. Dopo il breve tour sul cammello, ci siamo diretti dentro l’oasi dove ci aspettavamo mini attività da fare in attesa della cena: fumare il narghilè, tatuaggi con l’henné, assaggio di tè, datteri e cosplay con abiti tipici di quel posto. Mi sono fatta fare un tatuaggio sulla mano. Il motivo floreale mi si addiceva davvero. La donna che mi ha fatto il tatuaggio mi ha detto che avevo manine piccoline. Volevo immortale ogni momento di quel bellissimo pomeriggio, in tutto ciò il sole stava lentamente tramontando, nascondendosi timidamente dietro l’orizzonte del deserto infinito come quando a teatro si chiudono i sipari e lo spettacolo giunge al termine. Ed era stato così, il sole aveva davvero fatto un’apparizione che non dimenticherò mai. Mi porterò quest’immagine nel cuore fino a quando ritorneremo in quel posto davvero paradisiaco. La sera era ancora giovane, ci siamo seduti su un tappeto, con cuscini al posto delle sedie e un grande tavolo basso in mezzo, il tutto ricoperto da colori affascinanti che creavano un bellissimo effetto agli occhi, rosso e bianco e un po’ di giallo è davvero una bella combo. Sì, abbiamo provato a fumare il narghilè anche se io ero dubbiosa al solo pensiero di inalare qualsiasi cosa. è stata un’esperienza nuova per me e per Riccardo. Non era spiacevole. La cena prevedeva un buffet con prelibatezze tipiche quali, kebab, insalata arabica, riso aromatizzato, pollo, frutta, hummus. Quel che ho preso è stato davvero piacevole al palato, era il primo pasto tipico che avevamo mangiato fino a quel giorno. Durante la cena ci hanno stupiti con uno spettacolo a cielo aperto. Un signore danzante e una ballerina si sono alternati per offrirci uno spettacolo primo del suo genere passeggiando e coinvolgendo il vasto e variegato pubblico. Dopo lo spettacolo hanno spento le luci, ci hanno fatto ammirare il cielo stellato, io e Riccardo ci siamo messi sopra i cuscini, abbandonandoci completamente alla vastità di un cielo incontaminato. Mano nella mano, immaginavo cosa c’era di più felice e sereno di quel momento. In quel momento pensai al fatto di aver passato la più bella giornata di quel viaggio, di certo quel momento era imbattibile e questo lo penso ancora ora che mi trovo a casa, dopo il viaggio, a ricordare questi momenti d’oro. Le luci si riaccendono ed è ora di andare via. Prima di lasciare il posto abbiamo comprato gli scatti rubati dal fotografo. Nel tragitto di ritorno abbiamo percorso un’altra strada, non siamo passati lungo le dune, sicuramente perché al buio è più difficile distinguere le strade. E che dire, ho lasciato un pezzo di cuore in quel bellissimo deserto, già in quel momento mi saliva la nostalgia di quel posto così rilassante. Di certo, vorrei tornarci. Se dovessi definire la felicità pura in un momento della mia vita sarebbe di certo questo. Io, Riccardo, e la giornata al deserto. E di certo non ci sarà nient’altro da aggiungere. Cercherei il suo sguardo, senza dire nulla, sapendo di essere d’accordo su questo.
Giorno 4: Acquario e Pixoul
Non ricordo esattamente a che ora siamo partiti dall’hotel. Come al solito faceva un caldo tremendo. Abbiamo preso il taxi per arrivare all’Aquario nazionale di Abu Dhabi che avevamo intravisto la prima sera passandoci davanti proprio con il taxi. Durante il tragitto abbiamo avuto modo di osservare ancora una volta il paesaggio mozzafiato che offriva quella bella città. La moschea di giorno era davvero una cosa unica. Mi fa pensare al castello di cioccolato di Willy Wonka anche se effettivamente non era del tutto bianco, però mi piace pensare che fosse fatto di cioccolato bianco. L’entrata prometteva già molto. Una volta varcato l’ingresso, siamo stati fermati dal fotografo per un paio di scatti che avremmo potuto acquistare all’uscita. Beh, che dire? L’esperienza è stata davvero particolare, specie perché era la mia prima volta in un acquario. Mi aspettavo di vedere specie diverse di pesci, ma quello che ho visto è andato oltre le mie aspettative. In realtà, ogni stanza accoglieva specie particolari di pesci, di ogni forma, dimensione e colore. Tra le cose più belle, ricordo: le meduse che emanavano un colore fluorescente in stanze buie, acquari che ritraevano posti remoti come l’antica Grecia, i pesci di dimensioni spaventose, i cavalli marini, i capybara, le scimmie, ma la cosa che ha mandato giù la mia immaginazione erano questi uccelli che letteralmente vagavano libere per il corridoio; era qualcosa di jamais-vu e soprattutto molto originale; poi altri animali quali tartarughe, squali, serpenti. Ad un certo punto ci ritroviamo nel tunnel con sopra il vasto acquario, a quanto pare era la meta per eccellenza del posto. Lungo questa galleria appunto, la gente poteva ammirare le specie, la sensazione era quella di trovarsi proprio dentro l’oceano. C’era specie di pesci che neanche nella mia fervida immaginazione avrei pensato esistessero davvero. O perlomeno avevo sentito dell’esistenza ma mai avrei pensato che fossero così. Scattiamo foto qua e là, poi arriviamo al negozio dei souvenir, dove abbiamo stampato due foto. Il prezzo all’epoca è stato un po’ un colpo ma ormai erano già state stampate e quindi ormai non ci potevamo tirare indietro. Nel frattempo Riccardo aveva acquistato i primi regali da portare a casa quali un set magnetico di tazzine, un posacenere… Una volta pagati gli acquisti ci dirigemmo verso il prossimo step del nostro tour che prevedevano un giro in barca nella vasca che si trovava al di sopra del tunnel, una visita guidata grazie alla quale abbiamo potuto visitare la nursery delle tartarughe soccorse, dove allevavano specie in via d’estinzione, così come coralli e alghe che venivano riprodotte sia come cibo per le specie sia per il ripopolamento degli oceani. Inoltre, ci hanno indicato la cucina dove preparavamo i pasti per tutti gli animali della struttura. Vedere quell’ambiente così nuovo eppure così familiare mi ha fatto venire voglia di diventare biologa marina, chissà un giorno magari… Come penultima attività ci hanno dato un bicchierino con dentro dei gamberetti che sarebbero serviti per sfamare i pesci nella vasca principale, e una volta finito il tour è finito con la galleria piena di scatti fotografici marini. Ho comprato un profumo per mia madre e ci dirigemmo verso l’uscita. La cosa bella è che abbiamo potuto ammirare le specie in completa tranquillità perché la struttura non era affollata e quindi potevamo passeggiare indisturbati in qualsiasi direzione. Disposti strategicamente erano dei chioschetti dove comprare dolciumi e bevande rinfrescanti ma per il momento non ci abbiamo pensato di sostare in quanto eravamo lì per l’esperienza e non per mangiare. Come sempre siamo stati stravolti dal momento più caldo della giornata, e nonostante i cappelli i capi bruciavano, per non parlare del fatto che avremmo dovuto camminare per una decina di minuti per raggiungere la prossima meta: Pixoul. All’inizio ero un po’ titubante all’idea di spendere soldi per stare dentro e giocare il virtuale, ma alla fine Riccardo mi ha persuasa. In cassa una signora deliziosa ci ha spiegato come funzionava e le varie proposte della casa. All’inizio non capimmo bene come funzionava davvero ma tutto sommato è stata una bella esperienza da fare almeno una volta nella vita. Pixoul è una struttura divisa in due piani. Al primo piano c’erano tutti giochi virtuali, al secondo un arcade con le macchinette tipiche americane con giochi tipo angry birds, pallacanestro, e tanto altro; inoltre il secondo piano comprendeva anche una stanza da sé che aveva al suo interno poltrone con i pc, separati tra di loro con il vetro, quindi era una stanza all’interno della quale si poteva giocare online a giochi come mobile legend, ecc… Sicuramente questo posto sarebbe stato molto apprezzato da Ben e Dom, sempre in questa stanza c’era un ulteriore piano in cui sedersi su comodi divani e giocare alla play. Decisamente è stata una giornata alternativa e inaspettata, del tutto fuori dal programma ma ormai questa cosa era diventata una cattiva abitudine. Al momento abbiamo pensato un po’ sui soldi che se ne erano andati via, ma oggi come oggi mentre scrivo queste parole mi rendo conto che alla fine è stata una bella esperienza e ne è valsa la pena. Usciti da Pixoul, abbiamo passaeggiato godendoci il tramonto e mangiammo del gelato. Era buono ma costoso e abbiamo avuto la malsana idea di mangiare all’aperto. In un batter d’occhio il gelato si è squagliato ma l’abbiamo comunque gustata. Tornati in hotel, abbiamo ordinato come al solito e si concluse qui la giornata. Non ricordo esattamente a che ora ci siamo addormentati, fatto sta che più che seguire l’orario arabo ancora sul mio telefono risultava l’orario italiano e fin dall’inizio seguivo quell’orario. Come dicevo, non ricordo esattamente a che ora abbiamo dormito, ma sapevo di essere felice nonostante tutto. Un po’ sapevo di essere già triste perché la fantastica avventura piano piano giungeva al termine. Dormivamo quasi sempre tardi, pessima idea ma con il senno di un mese dopo, sono felice di aver massimizzato il tempo passato con Riccardo. Mi terrò questi bei ricordi nella mia testa fino a quando avrò memoria, e se dovessi sfortunatamente non ricordare più i dettagli, beh spero di rileggere queste note insieme a Riccardo seduti sul divano di casa nostra, mentre ormai i nostri figli saranno grandi.
Giorno 5: Cinema 4DX
La mattina come sempre ci siamo svegliati con calma seppure presto rispetto a persone normali che vanno in vacanza. Devo dire che non abbiamo gestito le ore di sonno a dovere. Il mio orario si era completamente stravolto. Erano due ore di differenza ma che a lungo andare faceva davvero la differenza. Il problema era che continuavo nonostante sapessi del fuso orario a guardare l’orario segnato dal mio telefono che corrispondeva con l’orario italiano. Per qualche strano motivo non ha automaticamente cambiato l’orario appena atterrati in aeroporto. Ad ogni modo, dicevo, ci siamo svegliati con calma con l’idea di passare la mattinata in piscina. Quella mattina ci siamo messi d’accordo che ci saremmo rilassati a bordo piscina per apprezzare nella sua completezza tutti i comfort di quel hotel così magico. Per un istante avevo contemplato l’idea di fare un salto in palestra o in sauna ma alla fine abbiamo abbandonato l’idea. In realtà dal giorno in cui abbiamo scoperto che c’era la palestra avrei voluto passarci almeno un’oretta al giorno ma si sa che quando si va in vacanza, meno sforzo si fa e più si gode il soggiorno. Arrivati in piscina ci ha accolti un signore molto educato e simpatico che ci ha consegnato gli asciugamani, e ci ha fatto firmare il libro delle prenotazioni. Mentre firmavamo, il signore ha notato il tatuaggio sulla mia mano e mi ha chiesto se fossimo andati nel deserto. All’inizio non capivo ma poi mi fece notare il tatuaggio e solo poi ho capito in che contesto avesse nominato la parola deserto. Quindi prendo, poso la penna, e ci dirigiamo verso dei posti il più possibile all’ombra. Una volta dentro mi sono rilassata, a me piace davvero tanto stare in piscina… Fosse per me ci starei tutti i giorni finché la mia pelle comincia a raggrinzirsi. L’acqua era davvero fresca e si stava bene in ammollo con quel caldo. Ci siamo messi sul bordo destro della piscina, perché sulla sinistra c’erano già un dei ragazzi che sguazzavano. Stare in acqua mi rilassa molto, forse perché immersi non faccio spazio ai miei pensieri, mi concentro sul mio respiro ed è proprio per questo motivo che starei per ore a nuotare. Passo tutti i giorni a pensare eccessivamente sui miei problemi ed errori, mentre in acqua non penso affatto. La piscina si trovava proprio sul tetto della struttura quindi si vedeva un paesaggio davvero incredibile di Abu Dhabi da lì. I grattacieli erano davvero molto alti, gli hotel anche. C’era anche una leggera brezza che faceva davvero la sua figura. Ad un certo punto la leggera brezza diventò vento leggero che nuotando controcorrente mi faceva pressione opposta. Passammo una mattinata davvero deliziosa. Il pomeriggio ci siamo recati presso un centro commerciale all'interno della quale c'era il cinema in 4D. Però prima abbiamo fatto i nostri soliti giretti infiniti comprando poco e niente. Avevamo pensato di fare un giretto per vedere le cose senza ancora comprare. Abbiamo semplicemente deciso di prendere le cose con calma. Magari avremmo comprato qualcosa dopo il film. Abbiamo guardato Gran Turismo. Entrati nel cinema abbiamo visto delle persone portare dentro non solo pop corn, ma veri e propri pasti... La trovo una genialata questa e del tutto inusuale abituata appunto soltanto ai pop corn oppure alle semplicissime patatine. È stato molto emozionante vedere il film in 4D, e sapere che in Italia non era ancora uscito il film è stata la ciliegina sulla torta. Il film in sé mi ha ispirata molto, a me piacciono i film ispirati a storie vere. Poi comunque è stata una rivelazione vederla in 4D: spruzzavano l'acqua, si muovevano i sedili, uscivano vampate di fumo, ecc… era un po' come vivere in prima persona ogni scena. A fine film abbiamo gironzolare ancora, comprando poche cose. Ad un certo punto ci siamo imbattuti in un negozio di alimentari ed è stata lì che abbiamo comprato un paio di cosucce buone da mangiare.
Giorno 6: Moschea
Sto scrivendo molti mesi dopo. Se non ricordo male, la mattina siamo andati al centro commerciale per ultimare i regali. Ormai i nostri soldi cominciavano a scarseggiare e questo noi lo sapevamo ma nonostante questo abbiamo deciso comunque di spendere gli ultimi in regali che onestamente potevamo far a meno. In particolare quel giorno comprai anche un velo azzurro chiaro per andare in moschea dato che le donne dovevano avere il capo coperto e non avevo nulla con cui coprirmi. Poi siamo andati al supermercato e c’era letteralmente di tutto e avrei voluto comprare di tutto. Comprammo anche il riso e il pollo con la ricetta tradizionale. Il pomeriggio l’abbiamo trascorso a rimettere a posto la valigia. La sera abbiamo preso il taxi per andare in Moschea come ultima meta per quella splendida vacanza. Arrivati a destinazione, la moschea si presentavamo davvero possente e maestosa, attraverso una galleria sotterranea siamo arrivati dentro la moschea dove c’erano luoghi di preghiera, fuori delle fontane e decorazioni floreali. La pavimentazione esterna era anch’essa sublime. Dentro la struttura c’era un tappetto, credo sia uno dei più grandi mai tessuti e nessuno ci si poteva mettere piede, era uno spettacolo per gli occhi. Il tappeto in quella moschea è la più grande del mondo, annodato a mano da artisti e i più abili tessitori. Nessuno poteva passarci sopra solo in occasioni speciali durante le giornate di preghiera. Il tappeto in lana e cotone è stato realizzato a mano da circa 1200 artigiani. Si tratta di 5400 metri quadrati, con 40 nodi per 6.5 centimetri e 2.5 miliardi di nodi per l'intero tappeto, con un peso di 35 tonnellate dopo il completamento. Il tappeto è di color verde tenue, la stessa sfumature delle foglie appena sbocciate a primavera con motivi floreali. Dentro la moschea c'era un via vai di credenti venuti appositamente per ammirare la la bellezza di quel posto. Le colonne e i pilastri erano arricchiti da motivi floreale, era evidente l'uso frequenti di fiori e piante che richiamano la natura. Il tutto dava un'aria regale e stravagante, i colori più usati erano il verde, rosa blu e tanto oro. Ritornati in hotel, abbiamo terminato a mettere tutte le nostre cose in valigia però abbiamo dimenticato di impostare la sveglia per il giorno dopo. Cosa che diede inizio ad un susseguirsi di eventi spiacevoli.
Considerazioni finali: come prima vacanza insieme a Riccardo è stata davvero magica. Abu Dhabi mi ha arricchito dentro, espanso i miei orizzonti ma soprattutto mi ha fatto sognare ad occhi aperti. Ci tornerei anche adesso, rivivrei mille volte l'avventura nel deserto. Mai e poi mai avrei potuto immaginare un'avventura così mozzafiato.